Avete sicuramente sentito parlare della “Great Resignation” (dimissioni in massa) e del “quiet quitting” (fare il minimo sindacale al lavoro), due fenomeni che a livello globale stanno colpendo pesantemente il mercato del lavoro ed il “modo di pensare” del lavoratore costringendo lo stesso a ridisegnare il suo ruolo nella carriera e nella vita.
Il fenomeno, drasticamente aumentato dopo il Covid, riguarda soprattutto gli Stati Uniti con numeri importanti (nel 2021 si stima che sono stati quasi 40 milioni gli americani che hanno lasciato un lavoro insoddisfacente) ma anche in Europa ed in Italia sono sempre di più gli studi e le “raccomandazioni” che ci ricordano l’importanza dell’ambiente di lavoro sul benessere generale dell’individuo.
Dopo tutto passiamo la maggior parte del nostro tempo a lavorare ed il lavoro è il perno essenziale e sociale, per poter avere risorse per vivere a meno che ci siano sussidi (reddito di cittadinanza) o programmi di assistenza. Però se non stiamo bene al lavoro, passiamo il tempo ad aspettare che arrivi la tanto agognata pensione per poter disporre del nostro tempo come scegliamo e, forse, è quello il contesto in cui si attiva di più il “quiet quitting”.
Certamente questo scombussolamento del mondo del lavoro sta cambiando profondamente la relazione anche fra il datore del lavoro e il lavoratore (anche se l’intelligenza artificiale cambierà gli assetti del potere di negoziazione). La mancanza di lavoratori attuale potrebbe spingere le aziende ad accelerare la loro automazione in quei settori automatizzabili e forse oltre. Questa è la grande e lancinante incognita. Ma possiamo anche pensare che forse l’intelligenza artificiale sarà solo una forza positiva che aumenterà la produttività e così libererà del tempo per vivere meglio. Questo aspetto e il fatto che si parli sempre di più della settimana di lavoro di quattro giorni renderanno centrale la questione del compenso e dovremo fare delle scelte su quanto vogliamo rinunciare per avere quel tempo in più.
Ma siamo ottimisti. Questa nuova situazione rappresenta un’occasione unica per chi lo desidera di cercare o ridare un senso al proprio lavoro. Un lavoratore più soddisfatto sarà molto più produttivo ed avrà un impatto positivo su se stesso e sull’azienda. Forse molti, giovani o lavoratori che vogliono riconvertirsi, ne approfitteranno per creare la loro azienda.
Forse ripensare il nostro valore “lavoro”, il ruolo di ognuno nell’azienda e un sostegno reale a chi fa impresa potrebbero fare sì che i nostri giovani non lascino più l’Italia per lavorare. Forse…